Stefania Turco – HR & Operation Manager

 

CHI NON SI FORMA, SI FERMA! Ecco uno dei motti più in voga fra i professionisti e, a cascata, di chiunque voglia fare impresa, dato che la dinamicità è una delle qualità imprescindibili dal concetto di impresa, quale che sia lo scopo, l’oggetto dell’impresa, l’obiettivo dell’imprenditore e i valori alla base del precedente binomio.

Procediamo per gradi.

Qualsiasi impresa, coscientemente avviata e guidata, è bene che abbia in programma tre cose. La prima è una buona organizzazione nello start-up. La seconda è un sistema procedurale personalizzato, che consenta di raggiungere i profitti desiderati, nel minor tempo possibile e con la minor spesa possibile. La terza è l’evoluzione dell’impresa. Mi soffermo sul terzo punto, chiedendovi di far attenzione a non cadere nell’inganno che i primi due punti porteranno l’impresa ad evolvere per moto proprio. Moltissimi lo credono, fondando sull’equivalenza: dinamicità uguale evoluzione (o quantomeno adattamento). No, non è così, e non funziona così.

Seguitemi.

Se sono un imprenditore e voglio realizzare l’impresa dei miei sogni, dopo essermi chiarito le idee, trovato sponsor ed essermi legato a società di consulenza integrata per il miglior avvio, anche instaurando procedure valide, è bene che metta, in cima alla lista delle cose da fare, l’aggiornamento. E l’aggiornamento non è mai un adattamento ma una nuova e precisa skill da aggiungere ai curricula. Esatto!  Ciò significa studiare e rinverdire, attraverso l’aggiornamento, le nostre capacità imprenditoriali, e seguire i nostri collaboratori, affinché migliorino. La società di Consulenza Integrata di Legal & Business Consultants per la quale collaboro, formata da professionisti specializzati nel loro campo, continuamente aggiornano la loro visione imprenditoriale, aggiungendo qualcosa di nuovo. Ah no! Non mi riferisco ai soliti corsi on line per totalizzare i crediti necessari. Mi riferisco al mettersi nuovamente in gioco, ritrovarsi a studiare, su libroni alti così, competenze molto distanti dalla cultura di partenza.

Negli ultimi anni, i Senior Partners della Kairós LBC, società fra professionisti, hanno volto la loro attenzione su corsi di laurea diversi, sia per soddisfare proprie curiosità e ambizioni, ma anche, e soprattutto, per trovare nuovi sbocchi professionali. La faccio breve, gli economisti si sono scritti a Giurisprudenza e, un avvocato, per seguire più da vicino i beni culturali, studia con successo un indirizzo del corso di laurea magistrale di Archeologia e, ciliegina sulla torta, un altro si è specializzato nella protezione dei dati personali GDPR, il regolamento scritto e adottato dall’EU e ufficialmente in vigore dal maggio 2016 diventato operativo a tutti gli effetti il 25 maggio 2018.

Sappiamo tutti che avere una conoscenza basilare dei nuovi regolamenti europei è buona cosa, specializzarsi è un’altra. Il dato personale ovvero l’acquisto, la ricezione, l’archiviazione e la protezione, sia per l’impresa che per il singolo professionista, sono diventati un bene prezioso, che racchiude spesso in sé il valore dell’impresa stessa, ed è la loro precisa e puntuale gestione – non l’adattamento procedurale – che dà ai potenziali clienti sicurezza sulla metodologia applicata e svela doti di affidabilità del professionista da cui è seguito, in più preserva da sanzioni. Eh, ma il GDPR è un corso! Qui vi volevo! Sì, lo è, ed è arrivato dopo uno studio attento e sistematico del mondo informatico attuale – come le blockchain – che in modo silente e pervasivo è diventato parte integrante del nostro mondo imprenditoriale e non. Siamo professionisti, tutti un po’ perfezionisti, diventati così per merito della formazione, perché inutile negarlo: bravi oggi lo sono tutti, e moltissimi fra questi sono bravissimi, quindi, bisogna puntare alla straordinarietà per raggiungere l’eccellenza.