PNRR - Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Click-baiting? No, basta il titolo a suscitare l’interesse di tutti, interesse nel vero senso della parola! PNRR è l’equivalente di una pioggia di fondi ai quali, se si è ben seguiti, si può accedere.

Dopo la doccia di medaglie sportive, ecco l’Italia pronta per un bagno dentro una grande vasca colma di monete.

Meglio di Paperon de’ Paperoni, vero? A questa bella storia manca un elemento importante.

L’accesso ai fondi è consentito ai virtuosi, a chi si comporta secondo determinate linee guida, e a chi possiede determinate caratteristiche. Datemi retta, è meglio essere seguiti da un team di professionisti, non sono ammessi errori e la consulenza integrata risulta essere la miglior soluzione. Io, in qualità di HR & Operation Manager di società di Law & Business Consultants, ho svolto il mio personale studio sull’argomento. Riassumo per gli esperti: i fondi UE vengono attribuiti, attraverso il dispositivo NGEU (Next Generation EU), all’Italia che presenta il proprio PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) con dichiarate Missioni da realizzare entro il 2026, muovendosi all’interno di assi strategici – digitale, ambiente, inclusione e, di priorità trasversali – donne, giovani e mezzogiorno.

Nei documenti del Piano UE, sono analizzati i punti di rallentamento italiano rispetto all’Europa, indicando, come fattori principali la scarsa digitalizzazione, la volubilità del clima con annesse tutte le problematiche ambientali, la minore occupazione e – ahinoi! – il cattivo comportamento delle piccole e medie imprese relativamente all’aggiornamento ecologico, digitale e sostenibile. Lo Stato, invece, pecca pesantemente sulle infrastrutture, solo il divario ancora esistente fra Nord e Sud basta e avanza. Altra grande pecca, che riguarda più da vicino i professional, è l’amministrazione della giustizia, che indirettamente blocca gli investimenti, soprattutto quelli stranieri. Nota bene! Sappiamo tutti che, la piccola e la media impresa, al momento sono le parti più vitali del Paese, tartassate da vincoli, leggi, imposte e tasse, tutti in essere proprio per adeguarci all’UE. Forza, andiamo a conoscere questa ultima sigla P.N.R.R. e mi raccomando, leggete se vi fa piacere i miei articoli, ma non dimenticate di verificare, andando a spulciare la miriade di pagine on line.

235,14 = 122,6 + 30,64 + 13 + 68,9

Non sto dando i numeri, anche se ho scritto l’equazione con una certa euforia!

Infatti, l’Italia, in assoluto è la prima beneficiaria, della risposta UE alla crisi pandemica. Mi riferisco al dispositivo attivato, chiamato Next Generation EU, un’opportunità imperdibile di sviluppo, investimenti e riforme. I numeri citati si riferiscono ai miliardi di euro messi a disposizione, da utilizzare o spendere, tra il 2021 e il 2026, dal RRF – strumento per la Ripresa e Resilienza – e dal REACT-EU – pacchetto di Assistenza alla ripresa per la coesione e i Territori d’Europa. L’ultima cifra è a fondo perduto! Vai col twerk! Quindi il PNRR è il Piano presentato dall’Italia all’UE per poter accedere a 235,14 miliardi di euro in fondi. Fondi sì, ma per cosa? Dai, seguitemi nello studio, arriva la parte interessante, che non si può non conoscere. L’Italia con il proprio PNRR si è proposta di realizzare sei missioni:

  • Digitalizzazione, innovazione e competitività, cultura e turismo – fondi erogabili: 9,75 + 23,89 + 6,68 = 40,32 mld €
  • Rivoluzione verde e transizione ecologica – fondi erogabili 59,47 mld €
  • Infrastrutture per mobilità sostenibil – fondi erogabili 25,40 mld €
  • Istruzione, dalla ricerca all’impresa, start up e rinnovamento – fondi erogabili 19,44 + 11,44 = 30,88 mld €
  • Coesione e inclusione sociale e territoriale – fondi erogabili 40,32 mld €
  • Salute, prevenzione, tecnologia e assistenza – fondi erogabili 15,63 mld €

Attenzione! In queste missioni sono comprese le più grandi riforme del secolo: Pubblica Amministrazione, Giustizia, semplificazione legislativa e promozione della concorrenza. Siamo pronti per la rivoluzione economica italiana? Spero abbiate risposto sì, perché accedere a quei fondi significa stravolgere la nostra vita quotidiana e, ognuno dei punti citati ci fa più piangere che ridere. Parlo di riforma del catasto, lotta all’evasione, cashless e una sorta di calmiere pensionistico, il tutto condito da una digitalizzazione dirompente e onnipresente. D’altronde questi soldi, questi fondi, vengono stanziati ed erogati a fronte di uno sforzo sovrumano fatto, imposto e subìto, negli ultimi vent’anni, dagli italiani. E ora l’UE lo riconosce! Coraggio! Dimentichiamo il come eravamo. Siamo Italiani, abili, capaci e creativi, e potremmo esserlo ancora di più.

La regia italiana del PNRR è affidata alla Presidenza del Consiglio e, oltre al Ministero dell’Economia, è prevista una task force per gli enti locali e le amministrazioni territoriali. Un esercito di persone al lavoro perché l’UE si è data delle sfide da attuare al 100% entro il 2030, e sulle quali ogni nazione deve riferire il proprio stato avanzamento lavori. Volete sapere quali? Non vedevo l’ora di scriverle, adoro le challanges!

Flagship programs:

  • Power up: aumentare di 500 GW la produzione di energia attraverso fonti rinnovabili ed ecologiche;
  • Renovate: rinnovare e ristrutturare gli edifici pubblici e privati migliorandone l’efficienza attraverso l’isolamento termico, gli impianti di riscaldamento e raffreddamento, l’autoproduzione di elettricità e il monitoraggio della stessa;
  • Recharge e Refuel: ridurre le emissioni inquinanti, attraverso la mobilità sostenibile
  • Connect: banda larga su tutto il territorio nazionale, attraverso wireless access e 5G
  • Modernise; digitalizzare i servizi pubblici, e-ID e rafforzamento della cybersecurity, autenticazione, giustizia e sanità;
  • Scale up: maggiorare la portata e la potenza dei cloud destinati ai big data
  • Reskill and upskill: migliorare le competenze professionali per accedere a mansioni più avanzate attraverso investimenti su istruzione e formazione.

Qui il digitale la fa da padrone! Praticamente tutto quanto già menzionato nelle sei missioni del PNRR, e indicato nei report del recente W.E.F. 2021, ovvero innovazione, riforme e investimenti, sostenibilità e resilienza, con il fattore tempo, aggregante e accelerante, al centro di ogni argomento. Per ritornare sul binario della consulenza integrata, la riforma della P.A e della Giustizia, aggredisce i nodi organizzativi da sempre irrisolti al fine di abbattere la mole di lavoro arretrato che pesa sugli uffici preposti e la perniciosità della burocrazia avvitata su sé stessa (interessantissimo il documento PNRR.pdf su gov.it). Ciliegina sulla torta, ecco le figure professionali a cui si chiede di partecipare attraverso l’iscrizione al portale inPA e se vi riconoscete, non perdete tempo:

  • professionista: iscrizione ad albo, collegio o ordine professionale; per le professioni non riconosciute è necessaria la qualificazione rilasciata da un’associazione inserita nell’elenco del MiSE
  • esperto: tutte le persone fisiche che esercitano un’attività professionale che non rientra nella definizione di professionista;
  • personale di alta specializzazione: laurea, dottorato o master universitario, oppure esperienza professionale, presso organismi internazionali. Tali requisiti devono essere inerenti e correlati all’attuazione dei progetti del PNRR.

Per le imprese, grandi, medie e piccole, valgono gli stessi criteri. Vengono favorite nell’erogazione di fondi le start-up, le imprese che assumono giovani e donne, quelle che investono nel mezzogiorno o che operano in sostenibilità ed ecologia. Queste imprese vengono favorite anche attraverso i crediti di imposta, oppure attraverso opere di edilizia civile. Vengono premiate le imprese che potenziano la formazione ma anche lo sviluppo tecnologico all’interno dell’impresa stessa, verso la trasformazione digitale dei processi produttivi. Vi ricordo che anche un’azienda agricola può trasformare una blockchain nel suo maggior canale di vendita, e l’internazionalizzazione della piccola e media impresa è una delle strategie di uno degli assi portanti del PNRR.

Mammamia! Esco da queste pagine virtuali ubriaca di speranza, proprio io che ero già sazia ed euforica alla prima riga del PNRR, leggendo che la cultura, il patrimonio dei beni culturali e lo sport sono imprescindibili all’attivazione del PNRR! Ahò, un vero piacere conoscerlo!

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